05
Set

Lesioni del tessuto cartilagineo: che cosa si può fare?

La cartilagine articolare è un tessuto altamente specializzato, molto flessibile e resistente, che ricopre le superfici delle articolazioni e funge da ammortizzatore facendo scivolare dolcemente i capi ossei l’uno sull’altro ad ogni movimento. Una cartilagine sana svolge dunque un ruolo cruciale nel mantenimento di un’articolazione sana. 

Condizioni patologiche, eventi traumatici o l’avanzare dell’età possono determinare lesioni del tessuto cartilagineo che, non essendo vascolarizzato né innervato, è caratterizzato da uno scarso potenziale rigenerativo

Le lesioni cartilaginee possono essere associate a dolore e perdita di funzionalità articolare, ma anche determinare l’insorgenza di una cascata di eventi che portano a complicanze a lungo termine, come l’osteoartrosi.

Classificazione delle lesioni 

Le lesioni della cartilagine (o lesioni condrali) possono essere focali o degenerative. 

• Le lesioni focali sono difetti ben delimitati, di solito causati da traumi o da patologie.

• Le lesioni degenerative sono in genere scarsamente delimitate e possono essere determinate da instabilità dei legamenti, lesioni meniscali, disallineamento o artrosi.

I difetti cartilaginei vengono classificati in base alla profondità del danno, da lesioni superficiali fino a lesioni profonde che raggiungono l’osso sottostante (lesioni osteocondrali).

Molte lesioni sono asintomatiche e vengono riscontrate occasionalmente in corso di artroscopia.

Le opzioni di trattamento

Allo stato attuale sono disponibili diverse opzioni per trattare le lesioni cartilaginee al fine di ridurre il dolore e ripristinare l’omeostasi articolare: 

• misure conservative 

• procedure chirurgiche riparative 

• procedure chirurgiche rigenerative.

La scelta del tipo di trattamento dipende dal grado e dal tipo di lesione, nonché dalle caratteristiche individuali di ciascun paziente (età, attività quotidiana lavorativa e sportiva).


L’approccio conservativo

Il trattamento conservativo, che viene preso in considerazione in caso di piccole lesioni cartilaginee che provocano sintomi lievi, prevede una serie di possibilità:

• somministrazione di farmaci antinfiammatori non steroidei

• somministrazione di condroprotettori

• fisioterapia

• viscosupplementazione con acido ialuronico per ristabilire una corretta lubrificazione articolare

• infiltrazioni intra-articolari di fattori di crescita in grado di stimolare in modo naturale e selettivo la rigenerazione e la guarigione dei tessuti lesionati. Grazie a un’elevata concentrazione di fattori di crescita piastrinica in piccole quantità di plasma, le iniezioni con plasma ricco di piastrine (PRP) stimolano la riparazione della cartilagine danneggiata. Per sapere di più sulle modalità di utilizzo del PRP in ambito ortopedico leggi qui.

L’approccio chirurgico

In caso di lesioni diffuse, debridement e lavaggio artroscopico consentono di effettuare una sorta di pulizia, con aspirazione dei frammenti cartilaginei mobili presenti nell’articolazione. Questa tecnica mini-invasiva, che viene effettuata anche in caso di riscontro occasionale di lesioni in corso di altre procedure, permette di posticipare la necessità di interventi più invasivi.

La procedura artroscopica può essere utilizzata anche per eseguire tecniche semplici e veloci finalizzate a stimolare una risposta riparativa a livello tissutale: la realizzazione di microscopici fori nell’osso sottostante la cartilagine lesionata crea un afflusso di sangue, di fattori di crescita e di cellule staminali nel sito della lesione, in grado di attivare il processo di formazione di tessuto fibrocartilagineo.

• Il microdrill di Pridie prevede la realizzazione, con una punta motorizzata, di microperforazioni multiple a distanza di 3-4 mm una dall’altra.

• La tecnica delle microfratture ideata da Steadman prevede l’impiego di punte coniche (pick) con varie angolazioni che permettono di raggiungere con facilità la sede della lesione.

• La più recente tecnica delle nanofratture consente di creare fori più piccoli e più profondi, assicurando una stimolazione midollare più efficace e la creazione di un tessuto più simile alla cartilagine nativa.

Oggigiorno è possibile ricorrere anche a interventi chirurgici rigenerativi finalizzati al ripristino della normale struttura cartilaginea.

• Il trapianto di condrociti autologo prevede che le cellule cartilaginee vengano prelevate dal paziente stesso mediante procedura artroscopica, fatte crescere in laboratorio su un tessuto biologico e successivamente reimpiantate nella zona della lesione.

• In caso di lesioni di piccole dimensioni è possibile procedere con un trapianto osteocondrale autologo: in questo caso, da una zona dell’articolazione non sottoposta a carico (il cosiddetto “sito donatore”) vengono prelevati una serie di piccoli cilindri di tessuto osteocondrale sano che sono poi trasferiti nella sede della lesione fino a riempire l’intera area danneggiata.

• La condrogenesi autologa indotta da matrice (AMIC) è una tecnica innovativa indicata in caso di piccole lesioni focali traumatiche. La procedura è mininvasiva e combina il metodo delle microfratture all’applicazione di una matrice di collagene, che funge da “impalcatura” e favorisce la rigenerazione del tessuto cartilagineo.